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Cortes Apertas
Oliena si trova nel cuore della Sardegna, dove montagne, boschi e sorgenti hanno offerto riparo e risorse a un popolo laborioso, ricco di cultura e memoria, capace di tramandare per generazioni i segreti degli antenati
Vivi Oliena
Un mondo da scoprire
Dove le montagne custodiscono i segreti di un popolo

La Sardegna è una terra antica.
Qui i millenni si sono stratificati nei paesaggi, nelle conoscenze e nell’animo delle persone. Oliena si trova nel cuore dell’Isola, dove montagne, boschi e sorgenti hanno offerto riparo e risorse a un popolo laborioso, ricco di cultura e memoria, capace di tramandare per generazioni i segreti degli antenati.

Segreti che si svelano nel gusto impareggiabile del suo vino o nelle fragranze di un olio senza eguali, o, ancora, nell’eleganza dei ricami e dei gioielli tradizionali, realizzati non dalle mani di un’unica artigiana ma dalle mille mani di una comunità attraverso i secoli.

E poi ci sono i panorami, letteralmente mozzafiato.

L’indomabile Supramonte dalla sua cima più elevata, punta Corrasi, veglia sul paese.
Se le altezze di un tempo sono andate perdute a causa dell’erosione, lo scorrere dei secoli e la sua impenetrabilità lo hanno reso un paradiso naturale: nel territorio di Oliena, infatti, vegetano circa 650 specie botaniche, pari a un terzo dell’intera flora sarda e oltre 70 di queste sono endemiche, alcune esclusive proprio del Supramonte.

Questo vasto massiccio calcareo-dolomitico, attraversato da foreste, solcato da canyon, grotte e doline termina a nord con una grande gola: la Valle di Lanaitho, una vera e propria culla di civiltà, custode di storie lontane che risalgono fino 22 mila anni fa.

Solo per spiriti liberi
Incantu de Sardigna, il trekking che attraversa il Supramonte

Vieni a scoprire canyon e forre vertiginose, altipiani desertici, foreste lussureggianti e doline; panorami continuamente diversi e sconosciuti si apriranno davanti ai tuoi occhi.
La sera, davanti al fuoco e a un bicchiere di vino, riposerai dalle fatiche della giornata e scoprirai la calda (e spartana) accoglienza dei pinnetos (ricoveri montani dalle fattezze di capanne) simili alle abitazioni degli antichi nuragici.
Tutto questo circondato da una flora e una fauna letteralmente unica, tra famiglie circospette di mufloni, possenti aquile reali e astori solitari.

Il nettare degli Dei
Il vino Nepente

Per gli antichi Greci il Nepente (che possiamo tradurre con “che toglie il dolore”) era una bevanda miracolosa in grado di far dimenticare le sofferenze.
E deve avere dimenticato ogni male il celebre poeta italiano Gabriele D’Annunzio se decise di battezzare il vino di Oliena proprio Nepente.

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Una culla di civiltà
La valle di Lanaitho

La valle di Lanaitho è una stretta valle scavata dall’azione erosiva dell’acqua che un tempo qui scorreva copiosa. Si tratta di una zona carsica per cui le acque tendono a inabissarsi nel sottosuolo generando un ambiente ipogeico ricco di grotte, voragini, fiumi e laghi sotterranei, oltre che di risorgive.

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La gemma più preziosa
Il canto a tenore

Se la cultura sarda è un forziere colmo di tesori da scoprire, il canto a tenore è probabilmente la sua gemma più preziosa.
È una forma di canto molto antica eseguita da quattro voci maschili le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

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Storia
I resti umani più antichi della Sardegna

Il territorio di Oliena, favorito dalle sue particolari condizioni naturali e geografiche, è abitato fin dalla più remota antichità. Le numerose grotte della zona hanno restituito alcuni fra i più antichi ritrovamenti dell’Isola, tra cui i resti di un uomo vissuto 22 mila anni fa, nel Paleolitico Superiore. Questa straordinaria scoperta, avvenuta nella Grotta Corbeddu, è stata accompagnata da altre che hanno evidenziato una presenza umana ininterrotta fino al Neolitico Medio.

Preistoria e protostoria

La presenza umana durante la preistoria e la protostoria è ampiamente testimoniata nella regione, in particolare nella valle di Lanaitho:

  • nel Neolitico Recente con i rinvenimenti nella Grotta del Guano e con le caratteristiche sepolture collettive note in tutta la Sardegna come Domus de janas (case delle fate);
  • nell’Età del Rame con l’importantissimo villaggio-santuario di Sa sedda ’e Biriai, ascrivibile alla Cultura di Monte Claro;
  • nell’Età del Bronzo con numerosi ritrovamenti della Cultura di Bonnànaro, comprese le celebri Tombe dei giganti;
  • nell’Età Nuragica con i 36 nuraghi individuati nel territorio (20 dei quali circondati da centri abitati), e con lo straordinario villaggio di Sa sedda ’e sos Carros.
Tra romanizzazione e resistenza

Anche in epoca romana, nella valle del fiume Cedrino ai piedi del Monte Corrasi, e sull’altro versante affacciato sulla valle di Lanaitho, si potevano annoverare diversi centri abitati. Il villaggio di Tiscali, incastonato all’interno dell’omonimo monte, è uno di questi, certamente il più suggestivo.
La romanizzazione del centro Sardegna fu piuttosto lunga e faticosa per i conquistatori, e con il crollo dell’impero d’occidente, l’Isola si avvierà verso un Medio Evo del tutto particolare.

Bisanzio e le Barbagie indipendenti

Prima però dovette affrontare una breve occupazione, prevalentemente costiera, da parte dei Vandali e la conquista bizantina avvenuta tra il 533 e il 534 d.C. durante il regno di Giustiniano.

Contemporaneamente alla dominazione bizantina abbiamo notizia dell’esistenza di un’entità indipendente collocata fra i monti delle Barbagie di cui però, purtroppo, si sa pochissimo.
Quanto durò effettivamente il controllo bizantino dell’Isola e quanto autonome fossero le forme di governo verso la fine del primo millennio è difficile dirlo per mancanza di informazioni.

La Sardegna giudicale

Ciò che è sicuro è che, nel momento in cui, nell’XI secolo, si diradano le nebbie della storia, lo scenario politico sardo è assolutamente originale. Emergono infatti quattro regni gemelli detti giudicati in quanto retti da un re chiamato giudice, che, anzi, è più corretto indicare con il sardo judike.

Torres, Gallura, Arborea e Càlari

I quattro stati, che si dividono il territorio in maniera omogenea, si chiamano Torres, Gallura, Arborea e Càlari e si dispongono rispettivamente a nord-ovest (intorno all’odierna Sassari), nord-est (intorno all’odierna Olbia), sud-ovest (intorno a Oristano) e sud (intorno all’odierna Cagliari).
La posizione delicatissima di Oliena, che apparteneva al giudicato di Gallura, si trova vicinissima ai confini di tutti e quattro i regni.

Conflitti e cadute

Dopo qualche tempo di stabilità, però, l’infiltrazione in Sardegna di interessi stranieri – in particolare legati alle attività degli esponenti più in vista di due potenti comuni marinari come Pisa e Genova – genereranno tensioni via via crescenti che porteranno, nel corso del ’200, alla caduta di tre regni su quattro e, nella prima metà del ’400 al crollo dell’ultimo giudicato, quello di Arborea, che nel frattempo aveva ingaggiato una lunga guerra con i catalano-aragonesi (in quel momento il più potente esercito del Mediterraneo).

Gli aragonesi e la battaglia “di Oliena”

Nel 1324, quando ormai il territorio del giudicato di Gallura era controllato direttamente da Pisa, i catalano-aragonesi (all’epoca alleati del regno arborense in funzione anti pisana) diedero battaglia e sconfissero, proprio qui, a poca distanza da Oliena – in un’area che oggi potrebbe far parte del centro abitato – l’esercito del comune toscano.

La guerra per l’indipendenza

La guerra sardo-aragonese – condotta inizialmente con successo da Mariano IV e poi dai suoi figli Ugone III ed Eleonora d’Arborea – pose fine all’indipendenza dell’Isola ma determinò anche la fine della dinastia catalana: Martino il Giovane, morto di malaria a Cagliari, lascerà senza eredi un trono debilitato dal lungo conflitto.

Il regno di Sardegna e l’impero spagnolo

Con il matrimonio fra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, e la conseguente unificazione delle corone, la Sardegna passerà sotto il controllo di una nuova entità: l’impero spagnolo.

La dominazione iberica porterà con sé il feudalesimo (fenomeno sconosciuto ai sardi fino a quel momento) e un nuovo assetto istituzionale: il Regno di Sardegna, artificialmente creato nel 1297 da Papa Bonifacio VIII e ora esistente anche di fatto all’interno dell’Impero. In questa fase la villa di Oliena farà parte della circoscrizione amministrativa chiamata “Giudicato d’Ogliastra”.

I Gesuiti a Oliena

Nel 1644, il padre provinciale dei Gesuiti, Mendoza, a Oliena su invito del sacerdote Giovanni Angelo Salis, descrisse il paese con parole entusiastiche: “La terra è molto buona e fertile, il clima molto sano, le possibilità di vita tra le migliori del regno; la gente docile, riservata, devota”. Salis, allora Rettore di Dorgali, nonché commissario della Santa Inquisizione, caldeggiava fortemente, e infine ottenne, l’apertura di un collegio della Compagnia di Gesù nel suo paese natale, mettendo a disposizione i suoi beni e le proprie cospicue rendite.

Il collegio

La fondazione del collegio diede un grande impulso a tutto il territorio: in un villaggio di circa 1.500 persone cominciarono a gravitare ecclesiastici, medici, notai, cancellieri, avvocati, scrivani e poeti; cominciarono a fiorire artisti, artigiani, orafi, falegnami, ricamatrici, conciatori e fabbri; senza dimenticare lo stimolo dato all’economia pastorale e agricola di tutta la zona.
L’aspetto urbano e rurale del paese mutò, e la bellezza di edifici, acquedotti, orti, vigne ed oliveti, un secolo dopo lo scioglimento dell’ordine, ancora incantavano i visitatori che li descrivevano come “giardini” e “paradiso” della Sardegna.

La fine del Regno

Nel Settecento l’Isola passò sotto il controllo dei duchi di Savoia. Il loro dominio fu mal sopportato dai sardi che alla fine del secolo tentarono una sollevazione rivoluzionaria soffocata nel sangue. Quest’epoca rappresentò, anche per Oliena, un decadimento culturale, sociale ed economico, e sfociò, prima, nella "fusione perfetta" con gli stati della terraferma (in particolare il ducato di Savoia che includeva il principato di Piemonte), e dopo nell’annessione allo stato italiano.

Oliena oggi

Oliena facendo tesoro della propria storia e della propria cultura del lavoro ha saputo farsi conoscere e apprezzare. E il suo nome continua a essere tenuto in grande considerazione grazie alla qualità delle sue produzioni e all’ospitalità della sua gente che ha costruito relazioni sincere e affettuose con i visitatori di tutte le epoche.

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