Territori selvaggi, siti archeologici, esplorazioni del sottosuolo.
In una parola: avventura
Territori selvaggi, siti archeologici, esplorazioni del sottosuolo.
In una parola: avventura
Tiscali è un incredibile sito nuragico edificato oltre 3000 anni fa nel ventre di una montagna. Si trova in cima al monte omonimo – in un punto al confine fra i Supramonte di Oliena e Dorgali – all’interno di una grande cavità, una dolina, che rende le strutture invisibili dall’esterno.
L’area, vista la mancanza di sorgenti e l’impossibilità di praticare l’agricoltura, sembrerebbe piuttosto inospitale, eppure qui vissero non solo i costruttori originari ma anche altre genti che scelsero di abitare questo luogo nei secoli successivi, in età romana e, probabilmente, nell’alto medioevo.
Sa Sedda ’e sos Carros è un villaggio di età nuragica abitato tra il 1200 e il 700 a.C.
La sua eccezionalità è dovuta soprattutto a due strutture legate al culto delle acque: la fonte sacra a pianta circolare, impreziosita da teste di ariete in calcare da cui zampillava l’acqua, e la vasca cerimoniale a gradoni dove gli antichi si immergevano per compiere dei rituali, probabilmente di purificazione.
Sul pianoro elevato conosciuto come Sa Sedda de Biriai le rovine che emergono dalla terra raccontano di vicende antichissime con origini che precedono l’età dei nuraghi. Le donne e gli uomini che, nell’Età del Rame, hanno dato vita a questo villaggio si stabilirono in quest’area della Sardegna centrale probabilmente spinti dall’arrivo sull’Isola di un’altra cultura preistorica, quella del Vaso Campaniforme. Le diverse comunità che abitarono questa località hanno lasciato importanti testimonianze che rendono Biriai un sito di eccezionale interesse archeologico.
Il ponte di Papalope è un piccolo ma a suo modo monumentale simbolo dell’ingegno umano in grado di attraversare i secoli. Originariamente costruito in epoca romana, venne riattivato dai Pisani nel Medioevo per rafforzare alcune importanti direttrici commerciali e agricole. Una notevole testimonianza di storia locale ma anche di ingegneria: a dispetto di altre costruzioni ben più recenti, ancora nel 2013 è stato in grado di reggere alla prova di una disastrosa alluvione, consentendo il transito verso le numerose aziende agricole del circondario.
La grotta Corbeddu, nella valle di Lanaitho, è uno dei luoghi più importanti dell’Isola non solo dal punto di vista archeologico, ma anche da quello antropologico e naturalistico.
Il sito prende il nome dal famoso bandito Giovanni Corbeddu che, nell’800, l’aveva scelta come dimora durante la sua lunga latitanza. In una delle sale è ancora visibile quella che si dice sia la sua firma, accompagnata dal disegno di una bilancia, simbolo di equità e giustizia.
Ma qui, innanzitutto, sono state rinvenute le più antiche tracce della presenza dell’Homo sapiens in Sardegna.
La grotta di Su Ventu, collegata a quella di Sa Ohe tramite un sifone lunghissimo, fa parte di un sistema carsico che con i suoi circa 20 chilometri è fra i più estesi d’Europa. Su Ventu si apre a 206 metri di altitudine ed è nota per le sue ampie sale, per i dislivelli che superano talvolta i 100 metri e per la ricchezza di formazioni carsiche come stalattiti, stalagmiti e cristalli affilati. Un vero e proprio castello sotto la superficie della terra.
La Grotta di Sa Ohe è una meraviglia naturale incastonata tra alte pareti verticali, tassi, aceri, e ginepri secolari. Fa parte di un esteso complesso carsico che la collega alla grotta di Su Ventu, con uno sviluppo di circa 20 km (fra i più vasti d’Europa e ancora in fase esplorativa) e una particolare caratteristica: un boato assordante annuncia l’arrivo delle acque poco prima della piena sotterranea.
La grotta di Elihes Artas, il cui nome deriva dagli imponenti lecci sotto i quali si apre l’ingresso, è una soglia che immette nella Sardegna sotterranea, ricca di ecosistemi preziosi e paesaggi mozzafiato. Questa cavità, situata sul Supramonte di Oliena in località Pala de Tingiosu, offre l’accesso a un mondo segreto attraverso un ingresso verticale breve ma invitante, che conduce a vasti ambienti interni costellati di eccezionali concrezioni calcaree.
Tuones, a 1025 metri sul livello del mare, domina la vallata di Oliena, verso Nuoro, il Monte Ortobene e le altre località del circondario. Questo belvedere, situato sopra Monte Maccione, rappresenta una meta privilegiata per chi cerca panorami mozzafiato e un contatto diretto con la natura incontaminata del Supramonte. Un luogo immerso nel verde più selvaggio reso ospitale dalla presenza di un antico ovile, recentemente restaurato, e da un’area di sosta attrezzata con tavoli posizionati sotto i grandi alberi.
A 870 metri sul livello del mare, sul versante occidentale del massiccio del Supramonte, lo sguardo si perde tra vallate, piccoli abitati e alture per contemplare uno scorcio di paradiso.
Da Sas Prunas è possibile ammirare Oliena e le montagne circostanti, in un’area attrezzata per pic-nic con tanto di fonte d’acqua freschissima, luogo ideale per una sosta ristoratrice durante le escursioni.
La grotta-voragine di Sa Nurre de su Hoda, nota anche come Voragine di Tiscali, si trova nella valle di Lanaitho, all’interno di un canalone chiamato Su Troccu de Oroglios.
Si tratta di un’ampia cavità carsica, caratterizzata da due ingressi. Quello inferiore, un cunicolo allargato artificialmente che consente l’accesso ai visitatori, conduce a una maestosa sala, ricca di concrezioni calcaree.
L’ingresso superiore, invece, percorribile solo da speleologi esperti, si affaccia su una voragine di 103 metri.
Pradu è uno dei crocevia fondamentali del Supramonte. Si tratta di un alto pianoro, caratterizzato dalla preziosissima flora endemica, da cui si possono godere una serie di spettacolari vedute panoramiche. La località è nota anche agli amanti del cinema: in questo luogo, infatti, si trovano ancora le rovine del set dove fu girata la scena del sacrificio di Isacco del celebre film La Bibbia di John Huston (1966).
Il monte Corrasi è uno dei paradisi del trekking in Sardegna. Un’imponente e bellissima muraglia calcareo-dolomitica attraversata da olivi e lecci alle quote più basse, e poi aspro e bianchissimo sulle sue vette.
Questa montagna in cui sono presenti oltre 70 specie floreali endemiche – di cui alcune esclusive di questi luoghi (come il rarissimo Ribes sardoum Martelli) – un tempo era il regno dei grandi avvoltoi e del cervo sardo, e ancora oggi è abitato da una ricca fauna selvatica: mufloni, cinghiali, martore, volpi, gatti selvatici, donnole, ghiri, conigli selvatici e lepri sarde. Tra i rapaci è presente l’aquila reale, l’astore, lo sparviero, il falco pellegrino e la poiana.
Su Gologone è una splendida risorgiva carsica che si presenta come un piccolo lago incastonato tra due alte pareti di roccia dolomitica dove l’acqua cristallina si colora di sfumature che vanno dal verde smeraldo al turchese, al blu intenso, a seconda della luce e dell’ora del giorno.
Le sorgenti sono situate ai piedi del Monte Uddè, nel Supramonte di Oliena, e si possono considerare, con ogni probabilità, le più importanti di tutta la Sardegna, con una portata idrica media di oltre cinquecento litri al secondo che durante le piene più imponenti può superare facilmente i diecimila.
Lanaitho è una stretta valle scavata dall’azione erosiva dell’acqua che un tempo qui scorreva copiosa. Si tratta di una zona carsica per cui le acque tendono a inabissarsi nel sottosuolo generando un ambiente ipogeico ricco di grotte, voragini, fiumi e laghi sotterranei, oltre che di risorgive.
Vieni a scoprire canyon e forre vertiginose, altipiani desertici, foreste lussureggianti e doline; panorami continuamente diversi e sconosciuti si apriranno davanti ai tuoi occhi.
La sera, davanti al fuoco e a un bicchiere di vino, riposerai dalle fatiche della giornata e scoprirai la calda (e spartana) accoglienza dei pinnetos (ricoveri montani dalle fattezze di capanne) simili alle abitazioni degli antichi nuragici.
Tutto questo circondato da una flora e una fauna letteralmente uniche, tra famiglie circospette di mufloni, possenti aquile reali e astori solitari.