In particolare la falange di una mano datata 22 mila anni fa – siamo nel Paleolitico Superiore – rappresenta il più antico resto umano scoperto nelle isole mediterranee.
Questi reperti erano associati a quelli di un piccolo mammifero roditore, il Prolagus Sàrdous Wagner (simile a un coniglio selvatico), sopravvissuto a lungo in Sardegna e Corsica quando in Europa era in via d’estinzione, e fondamentale nell’alimentazione dell’uomo di Grotta Corbeddu.
In questo incredibile scrigno di scoperte archeozoologiche non possiamo non citare i resti di un cervo preistorico dalle corna possenti, il Megaceros cazioti, e quelli di un antico canide, il Cynoterius sardus.
Ma nella grotta sono stati rinvenuti altri straordinari reperti ossei più recenti appartenenti a un individuo vissuto 14.000 anni fa.
L’uomo ha continuato a frequentare questo luogo anche successivamente, in diverse fasi non consecutive, fino al Bronzo Antico (1800-1600 a.C.).
Quanti altri luoghi possono dire di aver ospitato l’uomo per un arco di tempo di circa 20 mila anni?